Il caso che vogliamo raccontare è
la benevola fine e festa del suino allevato sotto casa. Già, sotto casa, perché
gli animali domestici abitavano al piano terra anche per essere sotto buona
guardia ventiquattro ore su ventiquattro. Uno dei suini allevati, padrone
permettendo, era mattato in casa secondo la storica maestria dei “Norcini”. Era
festa per tutta la famiglia e gli amici che accorrevano per dare una mano a
bloccare e tenere fermo il povero suino negli ultimi attimi di vita e al
piacere del primo piatto di ANIMELLE e fagioli e/o fave che le massaie solevano
preparare in tutta fretta nel mezzo del fuoco di ampi e fumosi focolari. Le
animelle sulla padella di ferro, i fagioli o le fave nel “pigno” spesso anche
ferrato per i tanti anni che aveva sopportato il fuoco sulla pancia. Fagioli e
fave sono ancora nell’immaginario collettivo, almeno crediamo, nonostante le
devianze gustative dei nostri tempi ma sicuramente meno conosciute e non alla
portata del tempo che viviamo, le animelle. E’ una cucina della nonna che sta
per andare nella notte dei tempi. A Collevalenza, da tre decenni, il circolo
ACLI (International Club) fa rivivere, in chiave moderna, l’evento e il piatto.
Più il piatto che la mattazione perché, come si può capire, le moderne norme
sanitarie non consentono di “scannare” il malcapitato su piazzali o nell’aia
contadina. A buona memoria si ricordi che le animelle non sono pezzi di interiori dell’animale, ma ritagli di grasso, magro e rosichello. Delicati
ritagli che il bravo norcino stacca, prevalentemente,
all’altezza del costato, luogo dell’anima, appena diviso l’animale in due
parti. Da qui la denominazione popolare di “ANIMELLA” che, con aggiunta di
aglio, rosmarino, qualche “sbruffata” di vino, sale e pepe quanto basta,
finisce per rosolare nella padella di
ferro producendo un gustosissimo sugo per condire i legumi lessati. Un piatto
da far leccare i baffi che sprona il buon bere e tanta allegria, Un piatto
forte che ben si confà con la stagione invernale adatta alla frollatura
naturale della carne suina cosi conservata con la sola aggiunta di sale, pepe e
aglio. L’animella sarà il piatto più gustoso della cena tipica di sabato
prossimo al ristorante da Massimo in Collevalenza. La cucina è squisita,
l’Animella è saporita, i fagioli non fanno male, specialmente a carnevale ma,
chi a cena si vuol trovare, allo chef Massimo deve telefonare – 075.887140. La
festa, secondo la filosofia delle ACLI e COLDIRETTI che da sempre condividono
l’evento, non è solo piacere del palato e lo stomaco ma, in primis, cibo per la
mente e le menti di quanti cercano, vogliono, un mondo più umano, civile e
democratico. A tal fine s’inizierà alle ore 17.00 con la S. Messa celebrata nella parrocchiale del castello della City, alle
18.00 si raggiunge la sala del Centro Informazione del Santuario dell’Amore
Misericordioso dove si svolgerà un incontro-convegno
tra coltivatori, artigiani, commercianti, cittadini e illustri ospiti per
riflettere su: ” ERAVAMO, SIAMO, che saremo?... il futuro oltre la magia”. Sarà
un incontro per capire che “INSIEME SI PUO’” produrre bene comune dal quale si
ricava il miglior bene di ciascuno. E, un tempo non molto lontano,
questi momenti di riflessione e gioia di essere insieme, erano detti “‘na sera a veja come ‘na vorda”.
Perugia 31.01.2018